Una delle principali caratteristiche della domotica è quella di portare comfort nelle case, sul luogo di lavoro e negli spazi di vita di ciascuno di noi. Questo aspetto è ancora più vero se la home automation viene introdotta nei contesti di disabilità e di fragilità.
Con questo articolo diamo il via ad un percorso nel quale vogliamo sviluppare le tematiche relative all'applicazione della domotica alla disabilità.
Cominciamo quindi ponendo l’attenzione su come si progetta una casa domotica in cui vivono persone disabili e le sfide da affrontare per rispondere al meglio al desiderio di una vita più indipendente.
Nei prossimi post, invece, vedremo quali ausili domotici aumentano la sicurezza nell’abitazione di un disabile e alcuni esempi di soluzioni smart per il comfort che prolungano le possibilità di permanenza nella propria casa in maggiore autonomia.
Lo studio del contesto patologico
Se è vero come è vero che ogni impianto domotico è diverso da tutti gli altri, questa affermazione vale a maggior ragione nel caso di domotica applicata alla disabilità. Il progettista domotico che affronta il progetto di una smart home in cui vive un disabile deve porre la massima attenzione nel definire correttamente il quadro delle patologie predominanti. Per questo motivo è fondamentale la stretta collaborazione tra il progettista domotico, il system integrator, gli utilizzatori finali, gli specialisti medici ed i familiari. Questi ultimi infatti conoscono le capacità della persona disabile, il suo carattere, l’attitudine ad accogliere i cambiamenti e la propensione ad imparare un nuovo modo di interagire con l’ambiente domestico.
Conoscere le patologie e la loro evoluzione nel tempo, le abilità residue e quelle che potranno essere recuperate in futuro è alla base delle scelte tecnologiche che il progettista di una casa intelligente dovrà fare per stabilire le modalità di controllo dell’abitazione da parte di tutti i suoi occupanti, con handicap e normodotati.
Anticipando alcuni esempi che riprenderemo nei prossimi post, una persona non vedente potrà azionare luci e tapparelle mediante pulsanti a parete che imparerà a localizzare, e questi dovranno essere contrassegnati da punzonatura Braille. La possibilità di comandare con la voce le funzioni domotiche della casa è sicuramente un importante valore aggiunto che agevola la quotidianità. Una persona tetraplegica o allettata avrà difficoltà o sarà impossibilitata a premere dei pulsanti a parete: puntatori oculari, comandi ergonomici ad asta o a soffio, pulsanti sensibili e joystick potrebbero essere la soluzione ideale, unitamente alla modalità di controllo vocale. Ancora, un audioleso potrebbe essere informato che è in corso una chiamata videocitofonica o che il televisore è acceso nella stanza accanto tramite l’accensione di specifiche icone di segnalazione su un touch panel posto in ogni stanza.
Di quali ausili domotici ha davvero bisogno un disabile?
Il progetto domotico di un’abitazione in cui convivono persone disabili e normodotate dovrà rispondere al requisito di inclusività. Domoti-Care vede la home automation come lo strumento che, assecondando in modo intelligente le abilità di ciascuno, elimina le barriere architettoniche e funzionali dell’ambiente domestico consentendo a tutti i componenti della famiglia di interagire con esso nella massima autonomia possibile.
Una volta che si sono definiti il quadro patologico e le sue evoluzioni, quindi, il progettista domotico insieme al system integrator vanno a svolgere il ruolo di consulenti tecnologici a supporto del Cliente e degli specialisti medici proponendo prodotti, sistemi e soluzioni che potrebbero agevolare l’interazione del disabile con la casa intelligente. La scelta degli ausili tecnologici da adottare sarà effettuata di concerto tra tutte le figure coinvolte, tenendo inoltre in considerazione la capacità della persona di muoversi in modo più o meno indipendente fuori della propria abitazione, nel contesto urbano. Il tutto dovrà essere mediato con la disponibilità sul mercato di prodotti utili alle necessità individuate.
Una casa troppo "domotizzata" può compromettere l’autonomia del disabile
L’esperienza pluriennale maturata da Domoti-Care nel campo della domotica applicata alla disabilità, dice che è molto importante dosare correttamente la quantità e la tipologia di aiuti tecnologici, evitando di strafare. "Domotizzare" tutto quanto è "domotizzabile", sebbene possa sembrare un imperativo e una sfida stimolante per il programmatore domotico e l’integratore di sistemi tecnologici, non sempre sarà l'approccio migliore per il destinatario dell’intervento. Potrebbe addirittura rivelarsi controproducente.
Una casa esageratamente smart richiede, in primo luogo, una fase di apprendimento del suo funzionamento che può risultare ostica per alcuni. Inoltre, si può generare il cosiddetto effetto bomboniera per cui, un ambiente domestico ovattato e totalmente automatizzato, può scoraggiare il disabile a lasciarlo anche solo per il tempo di una passeggiata poiché sa che, fuori dalla porta, dovrebbe confrontarsi con un mondo privo degli ausili intelligenti a cui si è abituato e che lo supportano in ogni evenienza.
Un altro aspetto da considerare è che non esiste una formula generale che stabilisce quali ausili domotici devono essere presenti nell’abitazione in cui vive una persona con handicap, ma vedremo nel prossimo articolo che un approccio valido mira ad adottare tutte quelle soluzioni che massimizzano l’autonomia del disabile garantendone al contempo la sicurezza.
Quali difficoltà si incontrano nella realizzazione di una smart home per l'utenza disabile?
Un aspetto estremamente delicato nella realizzazione di una smart home per l’utenza disabile riguarda la scelta dei sistemi di comando degli impianti: luci, automazioni, sistemi di sicurezza, climatizzazione, ecc.
In tal senso Domoti-Care predilige la tecnologia KNX nelle soluzioni domotiche orientate alla disabilità.
KNX è l’unico standard per la home & building automation che garantisce la completa coesistenza funzionale, all’interno dello stesso impianto domotico, di dispositivi realizzati da centinaia di produttori diversi a livello mondiale. Sebbene questa peculiarità dia accesso ad un catalogo di decine di migliaia di prodotti, quando l’utente finale è un disabile ciò può non essere sufficiente a rispondere con successo all'esigenza di ergonomia ed usabilità nel controllo dell’abitazione smart. I prodotti disponibili sul mercato, infatti, sono in massima parte destinati ad un’utenza di massa e le soluzioni di home automation specifiche per la disabilità risultano ancora piuttosto rare. Così capita di doversi ingegnare, apportando modifiche ai sistemi da gestire con la domotica affinché possano rispondere alle specificità di quella patologia o disabilità. Fortunatamente in genere le Aziende produttrici si rendono disponibili a personalizzare i propri prodotti consentendo al system integrator di interagire con essi attraverso la domotica KNX.
Per fare un paio di esempi in proposito, nel progetto di ristrutturazione domotica dell’abitazione di una persona tetraplegica era indispensabile consentirle di gestire mediante comandi vocali sia l’ascensore interno all’abitazione, sia le postazioni videocitofoniche. In entrambi i casi le Aziende produttrici hanno apportato modifiche alle centraline di comando dei relativi sistemi affinché fosse possibile azionarli con attuatori domotici KNX. Nel primo caso abbiamo gestito completamente le funzioni di chiamata e di spostamento al piano dell’ascensore, la richiesta e la telefonata di soccorso, nel secondo caso, invece, l’apertura del flusso audio-video e l'invio dei comandi apriporta.
Concludendo
Un progetto domotico risponde in modo efficace alle esigenze dell’utenza disabile se vede il coinvolgimento integrato e coordinato di un team di specialisti tecnici e medici supportato dall'utente finale, dai suoi familiari e dai care-giver.
Il progettista domotico e l’integratore di sistemi mettono a disposizione le proprie competenze proponendo alternative tecnologiche validamente applicabili al contesto degli handicap nel quale è spesso necessario ingegnarsi per sopperire alla indisponibilità di dispositivi ergonomici per il controllo della casa. L’utilizzo del sistema domotico basato su standard KNX, comunque, è quello meglio predisposto alla gestione efficace di casistiche complesse.
In ogni caso, l’obiettivo da perseguire non deve essere necessariamente la completa automazione della casa: il giusto compromesso tra ausili tecnologici e spinta al mantenimento o al miglioramento delle abilità residue del disabile porta la persona a vivere in modo più indipendente e autoresponsabile, allontanando il rischio di autoemarginazione causato dall’eccessivo comfort domestico.
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